Con l’asana dell’albero nasce GreenYoga, nuovo yoga style che ti avvicina alla natura
GreenYoga è il nuovo appuntamento di GreenNest con lo yoga in collaborazione con Laura Voltolina, insegnante certificata Yoga Ratna esperta di mitologia e simboli. Con l’asana dell’albero nasce GreenYoga, nuovo yoga style che ti avvicina alla natura.
In principio era l’albero… cosmico
L’albero è una delle asana più importanti dello yoga. Si riconosce così il ruolo che queste creature rivestono nella vita nostra e del Pianeta. Ma non solo. Esplorando le nostre “radici” scopriamo nel mito che molte civiltà hanno avuto origine da un albero cosmico. Nella mitologia indiana l’albero cosmico ha un nome proprio, si chiama Aśvattha, che significa ‘ciò che domani non sarà lo stesso di oggi’, vale a dire che cambia in continuazione. Aśvattha contiene ogni mondo possibile, ha rami che crescono dai cieli alla terra e radici che si espandono verso l’alto, perché è capovolto. Nessuno può conoscerne l’inizio, né la fine: Aśvattha è il cambiamento stesso, è il fluire della vita.
Nella mitologia norrena l’albero del mondo si chiama, invece, Yggdrasill, accoglie tutti gli universi ed è abitato da creature prodigiose. Dato che Yggdrasill contiene tutto, ospita anche la fonte della conoscenza e Odino, condottiero degli dei, poeta, veggente e trasformista, diventerà cieco per ottenere la chiaroveggenza, bevendo proprio da quella sorgente: infatti il guardiano della fonte gli permette di avvicinarsi solo in cambio di uno dei suoi occhi. Odino, dopo essere rimasto appeso a testa in giù per nove lunghe notti, otterrà infine il dono della profezia e le rune. Di nuovo, un capovolgimento.
Impara a “essere albero”: nel cambiamento resti fedele a te stesso
Le radici dell’albero penetrano la terra, scambiano nutrimento, e…vanno distanti, comunicano con le altre piante, raccolgono informazioni di com’è la terra in altri spazi. L’immobilità non esiste e l’equilibrio è una danza continua di complementari! L’albero è perfetto e perenne mutare: con le stagioni, con i giorni e le notti, con la respirazione e gli scambi biochimici intracellulari.
L’asana comincia con il radicamento
Quando entriamo nella dimensione dell’asana che è albero, il suggerimento è lasciare che i piedi si organizzino, ascoltino la superficie su cui sono appoggiati, la temperatura, il materiale –l’erba, il tappetino o il pavimento – e il sostegno che arriva dal basso, dalla madre terra.
Accadono dei piccoli aggiustamenti spontanei, che dai piedi vibrano verso le ginocchia, il bacino, il torace, la testa (soprattutto se la mandibola è rilassata). Accade, allora, l’ascolto della vibrazione della vita in noi.
Diventa albero
Un piede spinge a terra un poco più dell’altro, allora quest’ultimo riceve la leggerezza e si solleva, per appoggiarsi all’interno della gamba di sostegno. È il tallone che preme: sulla caviglia (anche con le dita del piede in appoggio a terra), oppure più in alto, cercando il punto di migliore comodità.
Accogli la vibrazione
Usare il tallone è un buon modo per stimolare il canale energetico dei reni, che scorre, come linfa, proprio all’interno della gamba. Accogliamo l’oscillazione, se anche dovesse portarci a poggiare il piede sollevato: stiamo sperimentando la naturalezza della vibrazione, che è molto diversa dallo sforzo per creare un’illusione di immobilità!
Cura lo sguardo
Proviamo due modalità:
- fissiamo un punto a terra; potrebbe nascere l’illusione di un equilibrio migliore perché l’oscillazione diminuirà. Osserviamo, però, cosa succede al respiro, quando lo sguardo resta fissato in un punto;
- i miti suggeriscono di capovolgere la prospettiva. Odino insegna a rinunciare a un modo ‘esterno’ di guardare. Allora abbandoniamo la fissità dello sguardo, ammorbidiamolo, raccogliamo la visione periferica! In questo modo il respiro avrà più spazio e constateremo la relazione tra radicamento e leggerezza.
Albero cielo: sei come una quercia
La vibrazione, l’oscillazione, esprime l’energia della vita che scorre: in noi e in tutto ciò che vive. Proviamo modi diversi per sentire la leggerezza:
- allungando le braccia verso il cielo (attenzione che le scapole restino ben appoggiate al dorso, sennò ce lo ritroveremo in una bella contrattura cervicale!), come i rami di una quercia.
Infine, una preghiera
2. verso il basso, come quelli di un salice; tenendo le mani unite oltre la testa o davanti al cuore: questo gesto si chiama Anjali Mudra, sigillo dell’offerta, che è anche una preghiera
È interessante, inoltre, ripetere l’esperienza dell’asana sull’altro lato. Ricordiamoci che non abbiamo alcun obbligo di simmetria, e godiamoci il nostro ‘essere’ che è tanto più interessante del ‘fare’!
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