Con l’asana yoga della conchiglia ritrovi la dea che è in te
Il guscio protettivo e, dentro, il prezioso mollusco o chissà, una perla. La conchiglia, creatura marina ricca di simboli, è protagonista di una delle più belle asana yoga. L’energia del mare, della spuma delle onde richiamano fertilità e abbondanza: portare nel mondo qualcosa che prima non c’era. Qual è il progetto che stai nutrendo, come la conchiglia con il suo mollusco? Con l’asana yoga della conchiglia ritrovi la dea che è in te
Tesoro del mare
Le conchiglie, con i molluschi che le abitano e le perle che producono, sono tra le creature più antiche del nostro Pianeta. Preziosi tesori del mare, fin dagli albori dell’umanità diventano gioielli, monete, sistemi di divinazione per scrutare il futuro e amuleti per favorire protezione e fecondità. Con l’asana yoga della conchiglia ritrovi la dea che è in te.
Il suono ancestrale della conchiglia
Nella mitologia indiana la conchiglia è collegata a Visnù, il protettore della vita. Benché il divino si manifesti in innumerevoli declinazioni, le divinità principali sono tre. Brahma, l’iniziatore, colui che emana, letteralmente, gli esseri viventi nelle quattro direzioni cardinali; Visnù, il conservatore della vita, che quando un universo è al collasso si incarna (tra le sue ‘discese’ sono famosi il Pesce, la Tartaruga, il Cinghiale, il Leone…) e salva la situazione. Shiva, il distruttore, che è il battito del cuore, il ritmo del respiro, dio della danza e dello Yoga.
Visnu produce il suono primordiale, il mantra AUM, suonando la conchiglia. È così che richiama Lakshmi, dea della fortuna e dell’abbondanza, sua consorte: ella emerge dalle acque dell’oceano primordiale, latteo, senza fondo né sponde, che contiene tutto, e che dei e demoni “frulleranno” lavorando insieme, come narra un antico mito, per farne emergere la bevanda dell’immortalità.
Afrodite nata dalle onde
Con l’asana yoga della conchiglia ritrovi la dea che è in te. Nella mitologia greca classica c’è un’altra dea che affiora dalle acque, collegata a una conchiglia: Afrodite Urania, colei che nasce dalla spuma delle onde, fecondate dai genitali recisi di Urano, il cielo. Figlia del mare (utero per eccellenza di tutti gli esseri viventi) e del cielo, è la dea della bellezza, della sensualità e dell’amore.
Il suono della conchiglia è richiamo ancestrale, associato alla buona fortuna e alla protezione, ma è anche la chiamata alla guerra di eserciti e schieramenti, udibile da ogni combattente.
Con l’asana yoga della conchiglia ritrovi la dea che è in te
Nello Yoga l’asana (= posizione) della conchiglia si chiama Shankini Asana. La conchiglia è l’armatura che protegge il mollusco al suo interno: l’esterno, rigido, esiste in funzione di un interno, morbido e fragile. Nascono insieme.
Quando sei l’asana che è la conchiglia, sei contemporaneamente l’elemento che protegge (il suono della conchiglia che richiama i guerrieri, che difende dai condizionamenti e dalle manipolazioni esterne) e l’elemento protetto (la conchiglia che evoca la dea, la nostra più profonda autenticità). Sei l’esterno e l’interno, nello stesso tempo.
1. Radicamento: una posizione felice
Con l’asana yoga della conchiglia ritrovi la dea che è in te. Ecco come “essere conchiglia”. Siedi a terra e unisci le piante dei piedi tra loro. La distanza tra talloni e osso pubico è quella più comoda per la relazione tra anche, ginocchia, busto e…felicità! Sì, fai in modo che sia, per te, una ‘posizione felice’, in cui puoi autorizzarti a percepire bene il contatto della pelle dei piedi tra loro, senza che tensioni o dolori articolari ti distraggano dal tuo sentirti.
Adesso che i piedi si sentono a vicenda, puoi dedicare attenzione agli ischi, le ossa rotondeggianti alla base del tuo bacino, nei glutei. Senti il loro appoggio a terra? Aggiusta la posizione finché non percepisci gli ischi, anche sollevando il bacino su una coperta ripiegata diverse volte.
L’appoggio degli ischi è importantissimo: ti permette di lasciarti sostenere dalla spinta tellurica, dalla presenza della terra, dal basso verso l’alto, fino alla testa. Verifica che il collo sia libero da tensioni, e trova la posizione della testa in cui senti che è leggera. Quando la testa è lieve, infatti, significa che, anziché ‘forzare’ per ‘tenerla su’ con irrigidimenti muscolari, con la volontà, stai sviluppando la fiducia necessaria per lasciare che il peso della testa scivoli attraverso le ossa del dorso, fino agli ischi e, poi, a terra.
La leggerezza è effetto della fiducia…la spuma del mare porta Afrodite, in piedi sulla conchiglia, verso riva: nella rappresentazione di Botticelli, Afrodite non dubita nemmeno per un istante del sostegno. Tu, fai altrettanto (perlomeno se vuoi il collo libero!).
2. Apertura: la vita fluisce come l’acqua
Appoggia i palmi delle mani sulle caviglie, o sulla linea di contatto dei piedi. Inclina leggermente e lentamente il busto in avanti: trova il tuo tempo e il tuo modo per poter sentire i canali energetici dei reni e dell’apparato genitale (sentirai la parte posteriore e interna delle gambe, meno il dorso) che esistono e si ‘stiracchiano’, senza tensione o disagio.
Un disagio, infatti, indica che stai usando la tua volontà, anziché il sostegno; che stai scivolando in una rigidità, che si oppone al fluire della vita e all’acquaticità della conchiglia… Importante: torace e collo devono essere allineati: non si tratta affatto di un ‘allineamento’ geometrico e bidimensionale, non te ne faresti nulla!, ma dell’allineamento viscerale, tridimensionale, che è la vera essenza della vita ‘sentita’ piuttosto che immaginata! Collo libero: la testa deve potersi muovere in ogni direzione senza che il collo ti dia tensioni in alcuna di esse. Se ne trovi, diminuisci l’inclinazione del busto e ammorbidisci la mandibola.
3. Respirare: trova la tua centratura
Poggia i palmi delle mani a terra verso il bacino, portando i gomiti fuori dalle gambe. Ricorda che la tua comodità viene prima di tutto quindi, se i palmi delle mani a terra non ci stanno volentieri, se i gomiti sono sospesi a mezz’aria e rischi di inchiodare il collo, liberati dall’idea di ‘spingere’ per ‘fare la conchiglia’, ma trova la ‘tua’ conchiglia.La ‘tua’ centratura, il tuo respiro che massaggia il ventre piacevolmente. Che indicazioni ti arrivano dall’ascolto del respiro e della ‘tua’ asana?
Poggia i palmi delle mani a terra verso il bacino, portando i gomiti fuori dalle gambe. Ricorda che la tua comodità viene prima di tutto quindi, se i palmi delle mani a terra non ci stanno volentieri, se i gomiti sono sospesi a mezz’aria e rischi di inchiodare il collo, liberati dall’idea di ‘spingere’ per ‘fare la conchiglia’, ma trova la ‘tua’ conchiglia.La ‘tua’ centratura, il tuo respiro che massaggia il ventre piacevolmente. Che indicazioni ti arrivano dall’ascolto del respiro e della ‘tua’ asana?
4. Proteggere come un guscio
Se senti di modificare la posizione, puoi portare fronte in appoggio sui piedi, se e solo se c’è comodità. Non pensare nemmeno per un secondo che se porti la fronte sui piedi ma non hai comodità, allora hai ‘completato’ l’asana: avresti solo fatto uno sforzo di volontà e, forse, lucidato l’ego, magari a costo di qualche spiacevole stiramento.
La conchiglia insegna che la completezza arriva quando ti senti, onestamente, a tuo agio, anche se non corrisponde all’idea che avevi in testa, o che arriva dall’esterno. Ascolta. Respira nel ventre. Senti che schiena, braccia e gambe, come una conchiglia, lo proteggono. Sei, contemporaneamente, armatura che difende e viscere che riceve riparo. Interno ed esterno. L’asana dell’autenticità. Qualcosa che corrisponde al palpito autentico della tua vita. Qual è il progetto, l’idea che stai elaborando, crescendo e nutrendo, come la conchiglia con il suo mollusco?