La lezione del martin pescatore: solitudine e cura di sé in tempi difficili
Ogni essere vivente su questo Pianeta in qualche modo ci assomiglia e ha una lezione per noi. Sotto forma di simboli e archetipi, animali e piante vivono nella nostra psiche e ci accompagnano per offrirci il loro aiuto, dice la psicoanalisi junghiana. In questo momento, in cui per la pandemia viviamo con sofferenza la solitudine e l’isolamento, il martin pescatore, splendido uccello, ci indica la strada con il suo comportamento.
In solitudine per ritemprarsi, non per soffrire
<Blu come il cielo, rosso come il sole il martin pescatore o alcione è un uccello bello, malinconico e solitario> racconta Michela Fanzecco, psicoanalista junghiana a Cagliari. <Associato al mito di Alcione, da cui viene il suo nome, è simbolo di pace e tranquillità. Una pace, tuttavia, non duratura come spiega il mito, della quale occorre approfittare finché è possibile. Il martin pescatore lo fa, godendo della sua solitudine come molti di noi non sono capaci>. La lezione del martin pescatore: solitudine e cura di sé in tempi difficili.
Un esempio da imitare
<Il martin pescatore infatti si occupa del proprio aspetto non per corteggiare o spiccare tra i rivali, ma per il semplice bisogno di prendersi cura di sé> prosegue la psicoanalista. <Per esempio, è così attento alla pulizia del piumaggio che, ogni volta che si infila in un cunicolo di terra per nutrire i piccoli, si tuffa poi nell’acqua per liberarsi della sporcizia>.
Cosa possiamo quindi imparare da questa bellissima creatura? <Nella solitudine ci troviamo a fare i conti con noi stessi, e possiamo cadere nella depressione e finire per trascurarci> spiega Michela Fanzecco. <Con il suo comportamento, invece, questo uccello forte e solitario ci invita a prenderci cura di noi, del nostro aspetto fisico, dei nostri bisogni primari, delle nostre vocazioni. La solitudine diventa quindi, secondo l’esempio del martin pescatore, un‘occasione di pace, di rigenerazione e di cura di sé>.
Il fascino dell’antico mito di Alcione. La lezione del martin pescatore: solitudine e cura di sé in tempi difficili
La “lezione” del martin pescatore si chiarisce meglio se ci riferiamo alla mitologia. Gli antichi Greci, che sapevano cogliere la profondità del rapporto simbolico tra uomini e animali, avevano creato per questo uccello il mito di Alcione. Alcione era, ed è tuttora, una stella delle Pleiadi. Figlia di Eolo, re dei venti, Alcione si innamorò di Ceice, figlio di Phosphoros, la stella del mattino. Si amavano al punto da paragonarsi a Zeus ed Hera, re e regina degli dei. Ma la loro arroganza venne punita da Zeus che trasformò i due sposi in uccelli: Alcione in un martin pescatore e Ceice in un gabbiano.
Tuttavia, nidificando vicino al mare, spesso per via della marea i nidi di questi uccelli venivano distrutti, così Eolo donò ogni anno al martin pescatore una tregua del vento durante il periodo delicato della cova, un momento di pace che durava sette giorni prima del solstizio d’inverno e sette giorni dopo. Ancora oggi in Grecia gli ultimi giorni di gennaio con temperature miti vengono chiamati i “giorni di Alcione“.
Il valore del mito oggi
<Il mito di Alcione richiama alcuni aspetti importanti della nostra vita, uno dei quali è l’importanza di godere della pace e della tranquillità ogni volta che la vita ce lo consente o impone> prosegue la psicoanalista. <Proprio come in questo periodo di pandemia in cui ci siamo trovati a dover fare i conti, senza alcuna preparazione, con l’isolamento sociale, l’arresto forzato di molte attività>.
Da sapere sul martin pescatore. La lezione del martin pescatore: solitudine e cura di sé in tempi difficili
Il martin pescatore comune o europeo (Alcedo atthis) è l’unica specie della famiglia degli alcenidi presente in Europa. Ha una sagoma caratteristica, con testa grossa e lungo becco, e una livrea dai bellissimi colori sgargianti. Nonostante le dimensioni minute (pesa 26-46 grammi ed è lungo 17-25 centimetri) è un uccello molto forte e longevo. Può vivere infatti fino a 21 anni anche se la media è di dieci anni.
Il martin pescatore vive nei pressi di acque dolci limpide e ricche di pesci come fiumi ed estuari. Qui, con tecniche di caccia precise e pressoché infallibili, cattura le sue prede. Si posa sui rami vicini ai corsi d’acqua e, quando scopre un pesce, vola rapidissimo a pelo d’acqua e si tuffa per catturarlo. Perfettamente adattato al suo ambiente, ha una particolare conformazione dell’occhio che gli consente di vedere benissimo anche in ambiente subacqueo.
Oggi la sua sopravvivenza è minacciata dall’inquinamento delle acque e dalla cementificazione dei corsi d’acqua. Infatti il martin pescatore nidifica lungo argini sabbiosi o terrosi scavando tunnel profondi fino a oltre un metro dove depone le uova, condizioni precluse appunto dalla canalizzazione dei corsi d’acqua.
D’altro canto, per la sua bellezza, il martin pescatore è un soggetto prediletto dai fotografi naturalisti. Speriamo che questo fatto, e l’importanza che questo uccello detiene per la biodiversità e il nostro immaginario, siano sufficienti a salvarlo.
©Riproduzione riservata